L'ex libris della collezione Eco

Marina Zetti

I volumi che fanno parte della collezione di Umberto Eco, arrivata alla Biblioteca Nazionale Braidense nel 2021, sono quasi tutti contrassegnati da un ex libris.
L’ex libris di fatto è un’iscrizione di possesso, nasce come segno di proprietà e permette di identificare il proprietario dei libri di una particolare raccolta. Se inizialmente nel Medioevo si presentava come nota manoscritta, dopo la nascita della stampa e lo sviluppo della silografia si arricchisce come elemento ornamentale e figurativo. Il cartiglio che troviamo nel contropiatto o apposto sulle carte di guardia diventa un elemento prezioso, un elemento d’arte, basti ricordare l’ex libris di Albrecht Dürer per Hieronymus Ebner.
La Braidense ha una pregevole raccolta di ex libris donata da Achille Bertarelli, uno dei più profondi conoscitori e studioso della materia: tale donazione è databile tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Molte biblioteche pervenute per acquisto o donazione alla Braidense sono corredate da ex libris, come quella del professore di anatomia, chirurgia e botanica all’Università di Gottinga Albrecht von Haller, collezione acquistata nel 1778 per volontà dell’imperatore Giuseppe II, figlio di Maria Teresa d’Asburgo, e donata alla Biblioteca di Brera. L’ex libris halleriano ha come soggetto la metamorfosi del bruco in farfalla, con l’iscrizione del motto «non tota perit».
La biblioteca di Umberto Eco presenta un proprio ex libris. Si tratta della riproduzione di una tavola silografica presente nel testo di Giovanni Battista Nazari (XVI secolo) dal titolo Della tramutatione metallica sogni tre, di Gio. Battista Nazari bresciano; nel primo d’i quali si tratta della falsa tramutatione sofistica: nel secondo della utile tramutatione detta reale usuale: nel terzo della diuina tramutatione detta reale filosofica, opera di cui la Braidense possiede le edizioni pubblicate a Brescia nel 1572 e nel 1599, provenienti entrambe dal fondo halleriano. Dell’autore si conosce poco, egli viene così descritto da Vincenzo Peroni: «Nazari Giambatista, da Sajano, versato nelle lettere, nelle scienze sacre e profane, nelle antichità, e diligente raccoglitore delle patrie memorie. Fu di maniere soavi, e caro perciò ai letterati suoi coetani. Fioriva dopo la metà del secolo XVI».
Il volume da cui Umberto Eco ha tratto l’immagine, come precisato dal titolo stesso, narra di tre viaggi onirici: nel primo sogno «si conosce la pazzia et l’ignorantia de Sofistici operanti. Nel Secondo come si debba gouernare intorno la unione de metalli… Nel terzo sogno si uede un lungo discorso intorno la pietra de Filosofi, con la sua prattica sotto figura uelata…». Si potrebbe definire un’opera di alchimia narrata attraverso un percorso iniziatico.
La silografia scelta da Eco per il proprio ex libris compare nel primo sogno, a pagina 16 del testo, e rappresenta un asino seduto su una pietra che suona un piffero ascoltato da una popolazione di scimmie che danzano attorno a lui, la schiena dell’asino è appoggiata a una cornucopia. Nell’opera la tavola è così descritta:

Nel mezzo della piazza era una rotonda pietra de diametro di dodici passi e alta sei; sopra d’essa vidi un’aureata
figura, la quale per quello che potei immaginare pensai che fosse opra di Apuleio, o di quello nostro
moderno auttore, qual tratta del suo asino d’oro. Questa figura sedendo nel mezo della pietra, stava con le
spalle appoggiate ad un alto cornocopia pieno de frutti, et fiori inutili, et sonando con certi ciffoletti; era
circondata da giocose simie, le quali a due a due faceuano un ridiculoso ballo.

Bibliografia
Peroni [1818-1823] 1968
V. Peroni, Biblioteca bresciana, Bologna 1968 (ripr. facs. dell’edizione Brescia 1818-1823).