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Baudolino


A cura di Costantino Marmo


A Parigi si lavorava moltissimo. Per esempio, dopo i primi anni si prendeva già parte alle dispute, e nella disputa s’imparava a porre obiezioni e a passare alla determinazione e cioè alla soluzione finale di un quesito. E poi non devi pensare che le lezioni siano le cose più importanti per uno studente, né che la taverna sia solo un luogo dove si perde tempo. Il bello dello studiare è che impari, sì, dai maestri, ma ancor più dai compagni, specie quelli più anziani di te, quando ti raccontano quello che hanno letto, e tu scopri che il mondo deve essere pieno di cose meravigliose e per conoscerle tutte, visto che la vita non ti basterà a percorrere tutta la terra, non rimane che leggere tutti i libri.” 

Umberto Eco, Baudolino (2000)

Uno degli interessi costanti dell’avventura intellettuale di Umberto Eco è il rapporto tra vero e falso. Il secondo romanzo medievale, Baudolino, è un momento importante di questo asse di ricerca. La sua caratteristica è quella di mescolare il resoconto attendibile, fondato su fonti storiche accreditate, come Niceta Coniate e Ottone di Frisinga, con i racconti fantastici del protagonista, che fanno leva sull’immaginario medievale, cui già in parte attingeva Il nome della rosa.

Fake news

One of the constant interests of Umberto Eco's research is the relationship between true and false. The second medieval novel, Baudolino, is an important moment in this axis of research. Its characteristic is the mixing reliable accounts based on accredited historical sources such as Niceta Coniate and Ottone di Frisinga with the protagonist's fantastic tales, which rely on medieval imagery, on which The Name of the Rose had already partly drawn.